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E magari, senza un'altra
Pietà - finali -
Devastanti
Le vite da dove vibrano
Silenti i modi
Di ogni attento vuoto, e il sacro
Fragilmente; e le sognanti reti della
Malizia ricordavano
Questa riva verde
Che vaga impercettibilmente rude
E interpreta non vana.
Che si insinua e
Percorre impossibilità
Dell'anima che non
Si sottrae ma
Risponde il celato
Sonoro degli spazi
E per precarie perfezioni
Disfano monotonie
Annidate serenamente. A cui
Ritorna
Intangibile per vie
Neppure il respiro dei
Sogni diffuso.
Frantume
Che solamente
Tesse colori immuni
Salgono
A ricomporsi.
LE LETTERE
Scompaiono nelle fiumare ricche del cuore
E dai dati scuri che tramandano
L'età, nelle scarne critiche e parallele ore
Come uccelli smaltati loro danzano
Ancora alla fine dei pomeriggi. Però
S'accordano e nella perfetta forma
Dei baci scambiati nei tramonti che tengono
Chiusa la soffice lealtà di abiti come sculture. Ho
Visto i volti nel leggiadro fango perduto
Fra gli strati di curve che galleggiano in un'ode
Nuova come una lana, dove ride
Lo sguardo pregante delle labbra,
Quale cantico delle beatitudini
E l'ho visitato nelle stanze
Rigate con maestria per farti avvolgere
E lasciarti come se un abbandono pendesse
Fra le tavole meridiane, tiepide. Spesse
Veloci corse d'occhi fin dove vivere
Le partenze feroci e vellutate. Come se lenze
Mirabili aprissero quei solchi di prato
In morti peregrine e algide.